Anche a voi è capitato di ricevere in questi giorni un messaggio del genere che vi rimanda ad un video in streaming oppure con ad nota vocale di circa 4 minuti?
Da quando ho ricevuto questo messaggio ho ascoltato entrambi e mi è venuto in mente di scrivere un articolo specifico su questo “fenomeno” che sta, a quanto pare, spopolando (forse anche per combattere la noia) e che ovviamente suscita differenti reazioni.
Per prima cosa andiamo a chiarire, per chi non ne fosse ancora a conoscenza, di ciò che stiamo parlando.
Prendiamo in considerazione quindi il brano che mi hanno linkato nel messaggio ricevuto.
N.B.: Una prerogativa di questo articolo è che tutti gli ascolti seguenti saranno da farsi con l’ausilio di cuffie o auricolari.
Dopo averlo ascoltato si può dire che il brano ascoltato in cuffia restituisce una percezione sonora ben differente da quella a cui siamo comunemente abituati.
Infatti il suono come se fosse riprodotto tramite una serie di casse posizionate in punti diversi di una ipotetica stanza, con la netta sensazione che stia girando intorno a noi.
In realtà, sia sotto l’aspetto audio e sia psico-acustico, quello che si sta ascoltando è solo una composizione musicale trattata in maniera diversa rispetto ad un brano comune.
I brani normalmente vengono trattati considerando solo la dimensione stereo, quindi destra e sinistra, che però non rappresenta il modo in cui l’orecchio umano percepisce i suoni (anche quelli più comuni).
Il passare del tempo ed il progresso tecnologico hanno permesso la scoperta di ulteriori tecniche di processing, cercando di riprodurre l’esperienza uditiva dell’orecchio umano considerando quindi la presenza della testa tra un orecchio e l’altro.
La testa infatti fa si che le onde sonore giungano prima ad un orecchio, e alcuni millisecondi dopo all’altro. Il cervello sfruttando questi elementi, le differenze di durata e l’intensità del suono, individua con precisione l’origine della fonte sonora.
Stiamo parlando di Audio 3D.
Questo permette di registrare e di riprodurre materiale sonoro replicando il funzionamento del sistema uditivo dell'uomo.
Oggigiorno anche del materiale pre-esistente può essere trattato all’interno di software specifici in modo che il risultato sia il medesimo, anche se la miglior esperienza sonora e qualità si hanno con materiale registrato con 3D in origine.
ATTENZIONE: L’audio 3D, spesso definito anche 8D o binaurale (sopratutto tra gli addetti del settore), non è da confondersi con l’audio a 360* (o surround) che si trova ad esempio nelle sale cinematografiche.
Infatti, la percezione di movimento è indubbiamente offerta dalla visione di immagini video, ma con il sonoro audio 3D possiamo offrire la medesima percezione (con l’utilizzo di cuffie audio) andando quindi a restituire all’utente un’esperienza immersiva totale.
A questo proposito anche io ho provato a fare questo tipo di sperimentazione dopo averla affrontata nel percorso universitario.
Per farla ho preso un brano conosciuto come l’Inno di Mameli, l’ho arrangiato e ho quindi creato due tipi di trattamenti diversi:
Il primo è un approccio tipicamente da brano musicale come siamo abituati ad ascoltare in qualsiasi tipo di audio e/o video.
Il secondo è quello che prevede l’apporto dell’audio 3D, con il necessario ascolto anche in fase produttiva, utilizzando cuffie e/o auricolari.
Oltre a questo mio semplice progetto, ho selezionato anche altri esempi esplicativi:
1. L’album “Binaural” dei Pearl Jam, pubblicato nel 2000 prende il titolo proprio da questa tecnica che è stata usata in fase di registrazioni.
2. Episodio “Knock Knock” della serie televisiva inglese “Doctor Who” prodotta dalla BBC. Il 4° episodio della decima stagione è stato proposto in streaming anche con questo tipo ti trattamento sonoro. Il video è solo un piccolo estratto.
3. Sempre BBC ha sviluppato già dal 2012 un programma di integrazione dell’audio binaurale sia nei programmi radiofonici che nelle registrazioni dell’orchestra sinfonica durate il festival “The Proms”.
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